Una storiaccia da cinema
Al principio fu il grande schermo a battere il piccolissimo o, se vogliamo dare dei nomi, i Fratelli Lumière a battere Thomas Edison.
Edison, nel 1891, aveva fatto il kinetoscopio, una sorta di smartphone un po’ tanto pesante: mettevi la moneta e spiavi da una serratura una proiezione affatto pruriginosa.
I Lumière il 28 dicembre 1895 presentarono al mondo il cinematografo con la prima proiezione nel Salone Indien del Grand Café di Boulevard des Capucines 14. Spettatori 33, costo del biglietto un franco. Il successo fu così esplosivo che, appena si sparse la voce, di franchi ne incassavano 2500 al giorno. Un furto ben riuscito.
Già perché il cinematografo, nome compreso, mica lo avevano inventato i Lumière bensì Léon Bouly, che era un inventore da strapazzo e che non aveva una lira - anzi un franco - tant’è che non aveva potuto pagare il rinnovo annuale del brevetto della sua invenzione e zac, i rapaci Lumière glielo avevano rubato.
I Lumière, non sempre viene ricordato, erano dei grandi industriali, anzi i più grandi e ricchi industriali fotografici di Francia. Il loro progetto era semplice, avere il monopolio del cinematografo e soprattutto far pagare il biglietto per ammirare quella novità delle immagini che si muovevano.
«Questa invenzione non è in vendita e per voi sarebbe la rovina: può essere sfruttata per un po’ come curiosità scientifica». La frase è di Antoine Lumière e la disse, a margine della prima proiezione, a Georges Méliès, uno dei 33 paganti al Salone Indien il 28 dicembre del 1895. Méliès gli aveva appena offerto una cifra astronomica per comprare un esemplare di quella macchina che riprendeva e proiettava.
Méliès era un illusionista e, per dirla tutta, fu il primo a fare cinema. Se i Lumière riprendevano vita reale e vita reale restituivano al grande schermo, lui del reale se ne fregava, era convinto di poter filmare la fantasia.
Poi accadde per un incidente. I Lumière non gli vendettero nulla e quindi Méliès fu costretto ad acquistare un’imitazione un po’ tarocca. La vendeva Robert W. Paul, soprannominato Daddy Paul, che aveva un gran vantaggio rispetto al resto del mondo: era inglese e viveva a Londra e a Londra il brevetto francese non valeva nulla.
Paul era geniale, dicono, ma la sua imitazione funzionava come funzionava. Méliès nell’autunno del 1896 stava provando il suo costoso giocattolo nella parigina Place de l’Opéra. Riprendeva le vetture passare.
Torna a casa e… la cinepresa si era inceppata. Cioè un po’ andava e un po’ no. Risultato? Si vedeva un autobus e poi, siccome la ripresa aveva “singhiozzato”, improvvisamente il grosso mezzo scompariva e al suo posto si materializzava un carro funebre. Magia! Anzi: MAGIA!!!
L’errore divenne tecnica narrativa e non era finito il ’96 che ci fu la proiezione di Sparizione di una signora al Robert-Houdin: vi si vedeva una donna che arrivava, si sedeva e poi, d’incanto, scompariva.
Nel 1902 presentò Viaggio nella Luna, quello dell’immagine del missile ficcato in un occhio della Luna, fu un successo mondiale. Ma a Méliès non fruttò quasi nulla. Thomas Edison ne piratò una copia e la distribuì nei ricchi Stati Uniti senza pagare un cent al suo autore.
La guerra, la Prima Guerra Mondiale, fece il resto: Georges Méliès fallì nel 1913. Nel 1922 stavano per sequestrargli tutto e lui, preso da rabbia e sconforto, tutto bruciò.
Nel 1993, per un colpo di fortuna, venne ritrovata a Barcellona una copia di “Le Voyage dans la Lune”. A colori. Georges Méliès anche quello aveva già inventato. Le immagini a colori, dipinte a mano fotogramma per fotogramma.
Le condizioni di quel 35 millimetri erano disastrose, ma si riuscì nel miracolo, quello che oggi ci permette di vedere quella pellicola così come la vedevano nel 1902. La magia del cinema, pardon: MAGIA!!!



