Una bambina di sei anni è morta ieri di fame
Era arrivata su un barcone una settimana fa: fatale il viaggio
Vediamo che scusa ci inventiamo a questo giro. L’8 agosto, dopo cinque giorni di viaggio della speranza su un barcone, una bambina di 6 anni era arrivata a Lampedusa. Qualche ora fa è morta.
Morte cerebrale. Perché? Perché durante tutta l’odissea mediterranea, non aveva né mangiato né bevuto. La dico facile: è morta di fame e di sete.
La madre se l’era portata con sé dalla Guinea. Come mai non era rimasta in Guinea? Semplice: perché in Guinea il 52% della popolazione vive con 3 dollari al giorno.
Perché non ci sia qualche buontempone che commenti che là il costo della vita è minore: sia subito chiaro che lì un litro di latte costa 1,5 dollari; un litro e mezzo d’acqua costa 60 cent di dollaro; mezzo chilo di pane, un dollaro.
La Guinea, come spesso capita da quelle parti, è un Paese potenzialmente ricchissimo per via della bauxite. La materia prima da cui facciamo l’alluminio. Ecco, un terzo della bauxite estratta in tutto il mondo viene dalla Guinea, che, siccome la rapiniamo, resta un Paese molto povero.
E per "la rapiniamo" non intendo le nazioni occidentali cattive: intendo l’Europa e l’Italia.
La piccola è morta di fame nel Mediterraneo, un po’ come si muore di fame a Gaza: ma con una differenza sostanziale che quel che accade nel mare nostrum è diretta responsabilità nostra.
Qualche giorno fa ho scritto del gigantesco sciopero generale che si è tenuto in Israele per la fine del conflitto. Qualcuno ha criticato che la manifestazione, partecipata da più di un milione di persone, era tardiva.
Nel Mediterraneo, negli ultimi dieci anni, sono morte più o meno trentamila persone (almeno tremila i bambini): in Italia, faccio notare, non abbiamo mai fatto uno sciopero generale con cinque milioni di persone in piazza (questa dovrebbe essere la cifra per avere le medesime proporzioni israeliane) per fermare questa strage razzista. E non solo, in Italia abbiamo fatto andare al governo chi ha fatto manifesto il fermare i migranti.
Forse gli israeliani hanno scioperato in ritardo, ma almeno per loro vale il detto “meglio tardi che mai”, per noi, noi italiani, no.