Sacrificati come animali
Niente sicurezza e nessun contratto per il lavoratori morti a Napoli
Due dei tre operai che sono morti a Napoli, dopo esser precipitati da un’altezza di venti metri, lavoravano in nero.
E siccome i numeri fanno schifo quando si parla di persone, tanto più di persone che hanno perso la vita, diamo un nome alle tre vittime: Vincenzo del Grosso di 54 anni, Ciro Pierro di 62 anni e Luigi Romano di 67.
Per chi alla parola “vittime” ha storto il naso, ricordo che il significato primo di questa parola è “animale sacrificato agli dei”.
E visto che accanto ai cadaveri precipitati e rovinati al suolo, non sono stati trovati né caschi, né cinghie di sicurezza e ora neppure uno straccio di contratto di lavoro: sì, vittime, persone trattate come animali da lavoro e al dio profitto sacrificate.
Perché queste condizioni di lavoro significano solo abbattimento dei costi e maggiorazione dei profitti. Fine.
Ora torniamo a occuparci per pagine e pagine dei giornali dell’omicidio di Garlasco, di Chiara Poggi, di Alberto Stasi e di Andrea Sempio: a maggio, intanto, i morti sul lavoro in Italia erano già 400… ma mi sa che nessuno ci sta facendo una serie tv.