Quei giornalisti nella Sumud Flotilla
Ultime ore prima della partenza per Gaza. Le previsioni confermano il miglioramento delle condizioni meteo-marine e quindi oggi ultima colazione su terra ferma…
… e ultima giornata di coccole. Non so come altro definire l’accudimento che i genovesi ci hanno regalato.
La manifestazione dei 50 mila, tutti la sapete. Quello che non potete immaginare è stata la gara di solidarietà per noi, per il Press Vessel, per il nostro legno che si è unito alla Sumud Flotilla.
Davvero l’elenco delle persone è lunghissimo. Non c’è aspetto di allestimento, manutenzione dei motori, gestione delle emergenze che non abbia mosso qualche volontario ad aiutarci.
Non che sia andata diversamente altrove: chi sa dove stiamo andando e di cosa abbiamo bisogno, si sbatte in maniera commovente e spesso totale.
Da chi ci ha aperto casa per ospitare degli sconosciuti - cioè noi - bloccati in porto, a chi ha chiamato mezza Italia per quel pezzo che ci mancava per navigare in sicurezza, a quella bella Libreria del Mare di Milano che tutte le carte nautiche ci ha procurato e qualcosa si è pure “scordata” di farci pagare.
C’è un aspetto che francamente non trovavo da tanto tempo e forse così mai: la trasversalità.
Trasversalità di tutto: età, sesso, religione, eccetera eccetera eccetera.
La parola che sento più pronunciare è «grazie». La pronunciamo noi, ogni volta che riceviamo un aiuto, e poi la pronunciao tanti che ci incrociano.
Non un grazie di maniera, di cortesia: è un grazie pieno… reciproco, enorme, pulito, cristallino e sempre sorridente.
Grazie.