Quando i milanesi fanno "beeeeh"
Le pecore in giardino. Succede ogni anno, però non c’è anno che non venga colto di sorpresa: la transumanza nel cortile di casa.
Cortile in senso lato, il pratone che, attraversata la strada, se ne sta lì davanti all’Abbazia di Chiaravalle Milanese.
Pratone che, a ben vedere, dovrebbe essere millenaria marcita, cioè quell’arte del filo d’acqua sui campi coltivati inventata dai monaci e che permetteva di avere raccolti in anticipo e a volte più di uno. Fornitura di grano fuori stagione ovvero vantaggio militare di una Milano rinascimentale pronta prima di tutte le altre città-stato alla battaglia.
Ora tutto questo è perduto, oltre che insensato, e le pecore sono lì a belarlo anzi a belarselo tra loro che placide se ne stanno dove dovrebbe esserci il pelo d’acqua e invece c’è solido terreno e loro, beate, zoccolano.
Un ricco gruppo di ungulati che par stiano lì a raccontarsi l’un l’altro di questa lunga gita che li ha portati fin nella metropoli che loro - le pecore - sanno agricola e noi - capre! per dirla alla Sgarbi - pensiamo solo industrial-modaiola-olimpica.
Non ne conosco il percorso. Cioè non so se da qui andranno verso Rogoredo o da Rogoredo arrivano. Nell’un caso han già visto, nell’altro vedranno quell’altra transumanza quotidiana di persone che, trovando pecore laddove era bosco della droga, sono costretti ad attraversare i binari dell’alta velocità per ritrovare il boschetto che fu di Rogoredo, ora spostato un po’ più in là.
È la gentrificazione. Non ci piace avere i tossici sotto case da migliaia di euro al metro quadro e allora li induciamo a finir sotto balconi più economici.
Le pecore tutto questo, con ogni probabilità, non lo capiscono e infatti ogni anno tornano più o meno nei prati che conoscono. O forse, anarco-insurrezionaliste, tutto questo sanno e alla notizia dell’ennesimo record dei valori immobiliari, rispondono con un’alzata di spalle ed un esaustivo “beeeeh”.



