Non siamo nel 2025. Non saremo nel 2026. Comunque: buon anno
Quindi eccoci qui, ultimo giorno del 2025, da domani sarà 2026! Anche se, a ben vedere, dovrebbe essere il 2030, anzi il 2031 o forse 2032, ma potrebbe anche trattarsi del 2034.
Perché, anche se non ci badiamo più, in realtà questo del duemila e tot non è, o non dovrebbe essere, un numero buttato lì alla carlona: si tratta infatti del tempo, misurato in giri della terra intorno al Sole, che separa noi dalla nascita di Gesù Cristo.
Se infatti diciamo, che so, della morte di Giulio Cesare, non abbiamo alcun dubbio nel dire «idi di marzo del 44 a.C.», dove quel “a.C.” è sigla di “avanti Cristo”, cioè prima che Gesù nascesse.
Ma se “a.C.” non lo dimentichiamo mai, viceversa se ci interrogano sulla scoperta dell’America, la risolviamo con un 1492. E ci suonerebbe un po’ bizzarro dire «1492 d.C.»: dopo Cristo, insomma.
Invece conta e conta eccome. Già, però c’è un problema, che tutto fa saltar per aria ed è la risposta alla domanda: «in che anno è nato Gesù Cristo?».
È noto che Dionigi il Piccolo, che ironia della sorte non si sa benissimo quando sia nato e neppure quando sia morto, un po’ dopo 500 d.C. fu incaricato da Papa Giovanni I di stabilire la data della Pasqua, perché stavano per scadere le tabelle di Cirillo di Alessandria.
Cirillo, nel 437 (d.C.) aveva scritto una sorta di calendario pasquale che, in base alle fasi lunari, stabiliva con certezza le Pasque fino a quello che noi chiamiamo il 531 d.C.
Dionigi il Piccolo doveva, insomma, calcolare la data della Pasqua dei 95 anni successivi. Senonché il nostro si accorge di una cosa, cioè che Cirillo aveva calcolato tutto prendendo per riferimento Diocleziano, cioè l’imperatore romano che aveva ucciso, ovvero martirizzato, più cristiani che l’Orco di Hänsel e Gretel. Per intenderci: la prima “Pasqua cirillica” era stata quella del 153 dell’era di Diocleziano, per noi il 437 d.C.
Dionigi dice: cambiamo tutto. E per farlo parte dalla sola cosa che conosceva: la Pasqua della Resurrezione era stata una domenica 25 marzo. Si dà il caso che questo accada solo una volta ogni 532 anni. E siccome sarebbe riaccaduto in quello che noi oggi chiameremmo 563 d.C., Dionigi fece la facile operazione aritmetica 563-532 e ottenne l’anno 31 ovvero l’anno della morte e resurrezione del figlio di Dio.
Le scritture però parlavano chiaro: Gesù era stato crocifisso a 33 anni. Dionigi allora fece quel che fanno taluni svogliati alunni quando un calcolo, di cui conoscono il teorico risultato corretto, a loro non viene: barò. Se ne fregò e disse: «a me non interessa del passato, mi han chiesto di calcolare le Pasque future e non quelle passate e questo faccio». E, infatti, questo fece.
Quindi? Quindi il buon Gesù nacque almeno nel 2 a.C.. Almeno. A leggere, infatti, Giulio Firpo, unica vera autorità italiana in questo campo, il Cristo sarebbe nato tra il 7 e il 6 a.C.. “Il problema cronologico della nascita di Gesù” è considerato, in questa materia, un’insuperata e indiscussa Bibbia.
Oggi, insomma, finisce un anno e domani ne inizia un altro. Ma solo perché siamo sulla Terra e solo perché ci basiamo su quanti giri il nostro pianeta fa intorno al Sole o, per vederla come la vedeva Dionigi il Piccolo, quante volte il Sole gira intorno alla Terra.
Tutto ciò premesso: buon anno, qualsiasi anno sia…



