Noi italiani abbiamo appena regalato due miliardi e mezzo ad Amazon
Amazon ha raggiunto un accordo con il fisco italiano, rischiava di dover dare - ovvero darci - 3 miliardi di euro, ne darà - ce ne darà - 511 milioni. Un sesto, insomma.
Sorvolo sui tecnicismi della questione, in buona sostanza attraverso la piattaforma fornitori terzi - per oltre la metà cinesi - evadevano le tasse italiane. L’IVA in particolare.
Il tema però non è questo. È il comunicato di Amazon, che invece di essere di scuse al popolo italiano, è denso di un’arroganza dal sapore neocoloniale.
Leggiamolo insieme: «Questo accordo riflette il nostro impegno a collaborare in modo costruttivo con le autorità italiane. Ci difenderemo con determinazione rispetto all’eventuale procedimento penale, che riteniamo infondato. Siamo tra i primi 50 contribuenti in Italia e uno dei maggiori investitori esteri nel Paese. Negli ultimi 15 anni abbiamo investito oltre 25 miliardi di euro in Italia, dove impieghiamo direttamente più di 19.000 persone. Contesti normativi imprevedibili, sanzioni sproporzionate e procedimenti legali prolungati incidono sull’attrattività dell’Italia come destinazione di investimento».
Traduco: «vi abbiamo dato i soldi perché siamo buoni, ma che non si ripeta perché abbiamo in mano il destino di 19.000 famiglie e ci mettiamo nulla a spostare i nostri investimenti altrove se non la piantate».
Quel che Amazon non dice, ovviamente, è quanto ha guadagnato in Italia: insomma se è nel nostro Paese per carità cristiana o perché ci guadagna un sacco di soldi. Un sacco di soldi meno mezzo miliardo, s’intende… oppure, a volerla vedere com’è, un sacco di soldi più due miliardi e mezzo, quelli che noi italiani abbiamo al colosso di Bezos generosamente e concordemente regalato.



