MILANO CITTÀ DI 'NDRANGHETA IMMOBILIARE
Nell'inchiesta sull'urbanistica milanese compare un nuovo nome che apre inquietanti scenari
Le cose stanno così: Andrea Bezziccheri, in carcere (quello vero, non ai domiciliari), perché secondo i magistrati sarebbe il motore corruttivo di tutta la scabrosa vicenda dell’urbanistica milanese, veniva finanziato da tale Giorgio Santambrogio, ottantaduenne brianzolo.
Personaggio, Santambrogio, pressoché oscuro alle cronache, ma non ai rapporti rapporti delle forze dell’ordine dove compare per «precedenti di polizia per spaccio di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti a vocazione transnazionale, favoreggiamento della prostituzione e dell'immigrazione illegale, porto abusivo di armi e contravvenzioni edilizie».
E qui si apre la parte inquietante e allarmante del tutto. Questi reati, infatti, non sono di quelli che uno può commettere in casa, “a umma umma”, per così dire.
Stando infatti al “Rapporto CROSS-UNIMI 2022”: «In Lombardia, chi opera nei settori criminali ad alto margine è costretto a entrare in relazione con la struttura di potere locale».
Non diversamente dice la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), che, come si legge negli atti dell’operazione Infinito, sostiene che in Lombardia va in questa maniera qui: «Le attività criminali non autorizzate o non integrate nella struttura mafiosa regionale vengono represse o cooptate».
Prassi confermata dalle intercettazioni raccolte nell’ambito delle operazioni “Ulisse”, “Tibet” e “Metropoli”, dove emergono dialoghi in cui piccoli spacciatori, trafficanti o imprenditori chiedono il permesso di operare in certe aree o settori.
Quindi certi reati, in Lombardia, o li fai perché appartieni alla ’ndragheta o li fai con l’autorizzazione della ’ndrangheta o non li fai.
Secondo i più recenti report della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) sarebbero una trentina le unità, in gergo dette “locali” (così definite perché operanti fuori dalla Calabria), operanti, sotto la guida ognuna del suo un “capobastone”, nella regione più ricca d’Italia e un terzo di queste graviterebbero nella città e nella città metropolitana di Milano.
La geografia, secondo quanto emerge da indagini e processi, sarebbe più o meno questa:
In Brianza ci sarebbero le famiglie Iamonte (Desio, Limbiate, Varedo), Cristello (Seregno, Meda, Verano Brianza), Stagno (Lentate sul Seveso, Seregno), Mazzaferro (Giussano, Cesano Maderno), Arena (Vimercate, Bellusco), Mancuso (Verano Brianza, Mariano Comense).
Su Milano e “provincia” ci sarebbero Serraino (Milano città, Segrate), Morabito (Milano città, Pioltello), Mandalari (Bollate, Rho), Papalia (Corsico, Buccinasco), Barbaro-Nicoscia (Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio), Gallace-Novella (Bresso, Cormano), Piromalli (Cormano, Milano nord), Flachi (Bresso, Milano nord).
Se siete reduci dalla visione del bel film Il Padrino, sappiate che in Lombardia non c’è alcun conflitto in corso tra queste famiglie: sono tutte, e da mezzo secolo, efficacemente coordinate dalla “Camera di Controllo della Lombardia”, creata nel 1976 dal ‘ndraghestista Giuseppe Mazzaferro, che si trovava in soggiorno obbligato a Cornaredo.
Le attività della ‘ndragheta si concentrerebbero su droga, estorsione, usura, gestione dei cantieri, gestione della tratta e della prostituzione, traffico d’armi, sicurezza privata, logistica alimentare, smaltimento rifiuti, gioco d’azzardo, appalti e, appunto, edilizia.
Per quanto riguarda, in particolare, l’edilizia: le costruzioni abusive, il cambio di destinazione d’uso, le speculazioni immobiliari sono storicamente uno dei canali principali per il riciclaggio del denaro sporco.
Tra i vari processi, il più recente è sicuramente quello denominato “Hydra” che, in realtà, vede coinvolte, oltre la ’ndragheta, Cosa Nostra e Camorra.
Secondo le risultanti investigative, le infiltrazioni “immobiliari” riguarderebbero: ecobonus, cioè benefici fiscali per rinnovamento edilizio impiegati per riciclare denaro nei cantieri; acquisizione di edifici, terreni e società immobiliari su Milano e hinterland, utilizzate per occultare capitali illeciti; gestione immobiliare degli ortomercati e dei parcheggi ospedalieri.
Non è una novità, infatti già nel 2014, è stata scoperta una speculazione immobiliare a Lucernate (frazione di Rho), organizzata dalla ‘ndrina di Antonio Galati con la collaborazione del consigliere comunale Luigi Addisi (inizialmente nella Casa delle Libertà / Udeur, poi nel Partito Democratico fino al 2014).
In particolare Addisi, in cambio di 300 mila euro, si attivò per far approvare una variante urbanistica su un’area acquistata con soldi mafiosi, rendendola edificabile e quindi moltiplicandone il valore.
A Milano, sia in città che nella città metropolitana, e così in Lombardia c’è la ‘ndrangheta e gli immobili, i cantieri, le norme urbanistiche variamente interpretabili, le piacciono davvero tantissimo.
I magistrati, i pm Alessandra Cerreti e Marcello Villa, hanno recentemente dato un nome a tutto questo: lo hanno chiamato “sistema mafioso lombardo”… e Milano è in Lombardia.