Manifestare è un diritto, vandalizzare un delitto
L’assalto a La Stampa è un’aggressione fascista che ripete un copione vecchio di un secolo.
Fascisti. Quelli che hanno assaltato la redazione torinese de La Stampa fascisti sono.
Non mi interessa che si dicano ProPal, antagonisti, alternativi, NoTav: possono pure chiamarsi Karl Marx per quel che me ne frega… per me rimangono fascisti e se un nome volessero proprio scegliersi che sia quello di Benito Mussolini.
Perché erano i manipoli del Duce che attaccavano le sedi dei quotidiani, che aggredivano, che bruciavano.
Perché, anche se Giorgia Meloni non ne ha mai saputo e denunciato la matrice, erano fascisti quelli che hanno attaccato qualche anno fa la sede romana della CGIL. Ripetendo, appunto, quel che i fasci han sempre fatto.
E sia ben chiaro, non è spirito di corpo. Non è il mio essere giornalista che mi fa stare senza se e senza ma dalla parte de La Stampa. È la Costituzione italiana, quella nata dalla Resistenza, che non mi fa tentennare neanche un momento.
Questo gesto è grave, perché è grave di per sé, poi è grave perché gli utili idioti che hanno vandalizzato la redazione torinese stanno dando il là al più classico: «siete tutti uguali». Da cui poi discende la risposta della risposta all’aggressione.
Manifestare è un diritto. Vandalizzare è un delitto. Si sa che la responsabilità è personale e persone, per quel che hanno fatto, verranno perseguite: ciò detto, viceversa, la risposta a questo gesto vigliacco e, nella prassi, fascista, non può che essere collettivo.
Io sto con la Costituzione italiana: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».




Concordo pienamente, ricordo anche le BR che dicevano che erano compagni, poi compagni che sbagliavano, risultato: da Craxi a Berlusconi fino a Meloni.