L’Italia è una donna che muore
L'inganno dei numeri: nel 2025 i femminicidi calano ma l’incidenza tocca il record del 91,5%.

94 donne uccise nel 2025, 86 i femminicidi di cui 63 perpetrati dal partner: questo è il bilancio aggiornato dopo l’omicidio della trentenne il cui corpo seminudo e con evidenti segni di violenza è stato ritrovato alle 8.30 del mattino di lunedì 29 dicembre dal custode di uno stabile di via Paolo Paruta.
Alla luce di questi numeri, l’anno che si sta chiudendo risulta quello con il minor numero di donne uccise di sempre. Nel 2016, il peggiore dell’ultimo decennio, erano state 152. Nel 2019, il migliore dell’ultimo decennio, erano state 113.
Detto questo, i femminicidi, pur calati in numero assoluto, percentualmente non sono mai stati così alti come quest’anno: 91.5%. Dieci anni fa l’incidenza era del 70%, cinque anni fa dell’80%.
In buona sostanza, oggi se una donna viene uccisa puoi stare certo che sia un femminicidio e che nove volte su dieci l’assassino è il marito, l’ex marito, il compagno, l’ex compagno.
Questo dato, per nulla isolato, fa il paio con il fatto che sempre nel 2025 si registri un incremento di oltre il 10% delle denunce di donne nei confronti di uomini pericolosi.
Come dire, la strada intrapresa, a legger ben bene i numeri, non è quella buona. Sarebbe quella buona se il calo degli omicidi di donne fosse meno significativo di quello dei femminicidi. Ma se hanno analogo andamento o peggio, come è oggi, l’incidenza dei femminicidi è in crescita, vuol dire che stiamo sbagliando tutto.
Non prendere atto di questo significa non attuare politiche correttive e pertanto far sì che questo andamento si perpetui: nei fatti essere complici degli omicidi a venire.
Vuol dire non prendere atto del fatto che ogni anno, almeno così è negli ultimi anni, gli omicidi in Italia sono un po’ più di 300. Diciamo uno al giorno. Un terzo di questi omicidi ha però una caratteristica tutta sua: sono perpetrati da uomini che uccidono la loro compagna, moglie, fidanzata. Uno su tre.
Non si tratta di statistiche, ma di una società malata - la nostra società -, che non dà segnale alcuno di voler seriamente curarsi, di imporsi di cambiare. Obbligandosi a smettere di pensare ai femminicidi come un endemico, tragico, fatto normale.


