Leoncavallo: la disinformazione è di destra
La destra di governo cerca di montare un caso sulla possibile nuova sede del Leonka, ma il caso non c'è.
Non ci cascate, per favore. E anche ci cascassero i direttori vogliosi solo di “polemica vendi copie”, voi non ci cascate.
Sono andato, come tocca al cronista che il fatto ha dietro casa, a veder la nuova - forse - sede del Centro Sociale Leoncavallo, al civico 117 di via San Dionigi.
Là, di fianco a una masseria di lapidi e statue cimiteriali, l’edificio sta.
Il cancello, ora, è sormontato da un drappo bianco, diciamo striscione, con su scritto “Leoncavallo!”. Poi, a occhio più attento, un altro sovrastante fazzoletto recita uno striminzito “NO”.
Sembra uno di quei lenzuoli che vengono appesi su certi ponti o svincoli, che riportano goliardici appelli a futuri sposi, ai quali vien consigliato - soprattutto alla sposa - di evitare il fatidico sì.
Ma almeno, in quei casi, si sa che sono scherzi di amici, in questo caso - lo “striscione anti-Leoncavallo” - non si ha la minima idea di chi lo abbia appeso.
Non c’è rivendicazione: è, insomma, anonimo. Non c’è firma come è normale che sia quando qualcuno che si vergogna di sé e delle proprie convinzioni, le esterna celando la propria identità.
Non occorre, però, esame del DNA per scoprire chi ciò ha scritto: qualche destro che vuol tanto montare il caso ad uso e consumo di giornalisti poco scaltri, che scambiano nero starnuto per temporale.
Via San Dionigi è una strada che dal Corvetto, attraversando un po’ di campagna, porta a una rotonda dalla quale si può prendere a destra per l’Abbazia di Chiaravalle, a sinistra per la Stazione dell’Alta Velocità, Rogoredo.
È una strada nel nulla, come nulla è il famigerato autore di uno striscione senza paternità e già troppi disinformati ascoltatori.