La X MAS che piace a Vannacci
Sono d’accordo con Roberto Vannacci, il generale supremasista: si studi la X MAS a scuola.
Si insegnino le imprese di questa X MAS, massacratrice d’italiani patrioti, patrioti veri, non fascisti e lecca culo dei nazisti, come furono i soldatini della Decima.
Quindi nelle aule si dica di come gli uomini, si fa per dire uomini, della X MAS fucilarono i partigiani italiani a Valmozzola il 17 marzo del 1944.
Dalle cattedre si racconti di come i vigliacchi della Decima furono responsabili della Strage di Forno del 13 giugno del 1944: 68 civili uccisi, violenze di ogni tipo, incendi, deportazioni.
Tra i banchi si dica dei garibaldini, cioè partigiani, dagli invasati della X MAS, giustiziati come monito a Castelletto Sopra Ticino il 2 novembre del 1944.
Alla lavagna si scriva di come quelle merde della Decima torturarono il ventiduenne Ferruccio Nazionale, di come gli tagliarono la lingua, di come lo impiccarono, di come fecero scempio del suo corpo, di come lo lasciarono in mostra senza umana pietà nella Piazza del Municipio di Ivrea, il 27 dicembre del 1944.
Gli insegnanti narrino ai loro studenti di quando i codardi della X MAS, nel gennaio del 1945, a Crocetta del Montello, torturarono dei partigiani italiani cospargendo i loro corpi di benzina e quindi dando loro fuoco. Bruciandoli vivi.
Sarebbe ora che sui libri di scuola si raccontasse di quei due alfieri della Decima, il comandante Junio Valerio Borghese e il tenente di vascello Umberto Bertozzi, il primo condannato come collaborazionista e il secondo condannato a morte per crimini di guerra, entrambi riconosciuti colpevoli dall’Italia antifascista, dall’Italia liberata, che poi li salvò, per imposta amnistia, dal patibolo cui erano destinati.
Ha ragione Vannacci, di quelle merde della Decima MAS bisognerebbe diffusamente parlare nelle scuole della Repubblica Italiana figlia della Resistenza e della Liberazione. Liberazione da gentaglia come i militi della Decima, fascisti amici e complici degli occupanti nazisti.