La guerra è dei ragazzini
Dalla classe di scuola alla classe di leva: il costo umano della Terza Guerra Mondiale tra tagli ai servizi e giovani al fronte.
Mio figlio ha 17 anni. E voi sicuramente avete un figlio o una figlia, un nipote o una nipote, un amico e un’amica che è in quell’età lì.
Quando mi hanno chiamato alla leva, si chiamava: “classe”. Proprio come quella piena di banchi da cui arrivavo per andare a fare i “tre giorni”. Ma “classe”, per chi finisce in divisa, significa che hai lo stesso anno di nascita dei tuoi commilitoni.
Ecco, io, da padre e non solo, sono stanco che si continui a parlare di guerra imminente come se fosse una categoria filosofica e non la morte di persone. Spesso di ragazzini e ragazzine diventati donne e uomini.
Noi si blatera e se la guerra non ci arriva in casa, se siamo noi ad andarla a stanare, beh sono proprio i ragazzini e le ragazzine che mandiamo a combatterla.
Gli antichi romani hanno definito il concetto di “guerra giusta”. La si poteva fare solo se era giusta, altrimenti s’incazzavano gli dei. Perché la guerra non era, appunto, una categoria metafisica.
Quando andarono a chiamare mio nonno, i fascisti, perché entrasse nell’esercito patrio, il mio bisnonno implorò che prendessero lui e non suo figlio per fare la guerra del Duce. Il mio bisnonno era un ragazzo nel 1899 e quindi si era combattuto la Prima Guerra Mondiale. Sapeva cos’era e non voleva suo figlio ci finisse dentro. Ci finì dentro da partigiano, ma questa è un’altra storia.
C’è tanto blaterare di guerra, Papa Francesco diceva che la Terza era già iniziata sebbene parcellizzata, ma complice il conflitto in Ucraina, noi non ci ricordiamo che soprattutto si muore quando si è militari su un fronte bellico.
Dico complice il conflitto in Ucraina perché di quella guerra sappiamo tutto, i droni, i movimenti di truppe e tutte quelle cose lì, ma il numero delle vittime non lo sappiamo. È una guerra, in piena epoca mediatica e di telefonini, dove non ci sono i cadaveri.
Gli statunitensi non volevano la guerra in Vietnam perché c’erano le foto delle bare, perché c’erano i morti nelle paludi.
Noi invece vediamo un videogioco, tifiamo come se fosse una partita di pallone e pare proprio che non ci accorgiamo che questa Terza Guerra Mondiale ci sta già costando in termini di tagli ai servizi primari.
Un dramma, ma ancora poca cosa quando la realtà ci ricorderà che non era un videogioco e che i soldati, quelli in carne e ossa, non hanno tante vite. I soldati muoiono per una guerra ovviamente giusta… almeno a dar retta alla propaganda.



