Io stavo e sto con Liliana Segre
Da alcuni giorni Liliana Segre, oltre al solito fuoco parafascista, è investita da "fuoco amico".
E quello che accade ora è che Liliana Segre, fino all’altro giorno, eroina dei due mondi, applaudita ovunque, quasi venerata a sinistra e odiata “solo” dai soliti coglioni neofascisti, neonazisti, postfascisti, viene messa sul banco degli imputati per un’intervista rilasciata a La Repubblica e che La Repubblica ha titolato così:
“Segre: «Ma quella parola è troppo carica d’odio e viene usata per vendetta»”.
A leggere le critiche alla senatrice a vita sembra proprio, ma proprio tanto, che così come troppi che parlano della presa di posizione di David Grossman non hanno letto per intero l’intervista in cui il primo agosto parlava di “genocidio”, così troppi non abbiano letto, per intero, l’intervista del 2 agosto in cui Liliana Segre ha espresso le sue paure.
Per punti, che cosa ha detto Segre?
1 - «Quello di Grossman è un ammonimento giusto perché, quando si arriva ad affamare una popolazione il rischio di arrivare all’indicibile esiste. Ed è veramente straziante per me vedere Israele sprofondato in un simile abominio, con alcuni ministri fanatici che, con gli occhi fuori dalle orbite, gridano propositi di virulenta disumanità, oppure con gruppi di coloni che compiono vergognose azioni squadristiche ai danni di palestinesi inermi in Cisgiordania»
Ha detto chiaro e tondo «azioni squadristiche». Avete letto un esponente qualsiasi del nostro governo dire qualcosa del genere? Io no.
2 - «Bisogna essere chiari. Israele non è né l’erede né il rappresentante degli ebrei europei vittime della Shoah: non deve usare quello scudo per giustificare qualunque suo eccesso, ma non deve neanche essere usato come pretesto per tornare ad odiare il popolo ebraico e perfino le vittime di 80 anni fa».
Chiaro? Israele non è l’erede delle vittime della shoa e non può usare quei sei milioni di morti come scudi morali per lo sterminio che sta commettendo. Niente di nuovo, certo, ma mica tanto scontato sentirlo da una donna scampata alla morte in un campo di sterminio, nel quale, tra l’altro, l’abbiamo mandata noi italiani.
3 - «Mi sono sempre opposta e continuo ad oppormi a un uso del termine genocidio che non ha nulla di analitico, ma ha molto di vendicativo. È uno scrollarsi di dosso la responsabilità storica dell’Europa, inventando una sorta di contrappasso senza senso, un ribaltare sulle vittime del nazismo le colpe dell’Israele di oggi dipinto come nuovo nazismo».
Questo è quello che teme la sopravvissuta Liliana Segre e, sinceramente, forse è un timore sul quale bisognerebbe riflettere, tanto più detto da una donna che è sotto scorta per le minacce che puntualmente riceve perché e solo perché ebrea che coltiva la memoria antifascista e antirazzista.
4 - «Anche sullo Stato palestinese sono d’accordo con Grossman. Sono sempre stata a favore di “Due popoli, due Stati”. Le condizioni indicate dal presidente Macron sono lungimiranti e, se attuate, garantirebbero una convivenza pacifica dei due Stati uno accanto all’altro, non uno al posto dell’altro».
Diciamo l’esatto contrario di quel che sostiene Giorgia Meloni e gli inutili idioti suoi… nonché il suo grande protettore Donald Trump. Parentesi: lo Stato di Palestina non lo sta riconoscendo “io sono Giorgia”, ma neppure i governi precedenti.
E ora, sparate pure addosso a Liliana Segre… però con la consapevolezza di chi sono i commilitoni di questo pressapochista mediatico plotone di esecuzione.
Io stavo e sto con Liliana Segre.