Infanticidio di guerra
Una volta c’era anche Papa Francesco, ormai c’è rimasto solo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a risvegliare le nostre coscienze dicendo quel che, pur essendo doveroso dire, i più non dicono.
Qualche ora fa, ricevendo il premio Burgio al Quirinale, il Capo dello Stato ha detto così: «I diritti dei bambini sono continuamente a rischio e vengono lesi non soltanto nelle zone di guerra dove siamo in presenza di una vera emergenza umanitaria che colpisce in particolare l'infanzia. Penso al ricordo straziante di bambini in condizioni disperate di denutrizione come in Sudan, i bambini rapiti e sottratti alle loro famiglie come in Ucraina, i bambini anche neonati uccisi o rapiti come nella turpe giornata del 7 ottobre, dei bambini che muoiono per fame anche quando ricoverati per denutrizione in ospedali che sono senza mezzi e spesso vengono distrutti dai bombardamenti come nella disumana ostinata condizione di Gaza».
Proprio mentre Mattarella queste parole pronunciava, venivano uccise in un raid israeliano a ovest della città di Gaza contro una tenda rifugio almeno sette persone: di queste, tre erano bambini.
Sono almeno ventiduemila i bambini palestinesi ad oggi uccisi e i loro nomi sono stati ieri letti in una partecipatissima manifestazione in Spagna.
Sono, invece, trentasei i bambini israeliani morti in seguito all’attacco terroristico di Hamas.
Sono, infine, mezzo milione, secondo la stima del report “Famine in Sudan”, i bambini uccisi dalla malnutrizione in Sudan.
I morti non si pesano per nazionalità o etnia, men che meno i morti bambini che, tra tutti i morti, sono quelli che mai ci dovrebbero essere. Mai.