In coma per un telefono cellulare
Ed eccoci qui, un ragazzo di 19 anni in coma per aver rubato un cellulare.
È stato inseguito. Raggiunto. Picchiato. Prima da una persona - il derubato - poi anche da una seconda persona e poi, come commiato mentre era a terra, un calcio alla testa che lo ha mandato in coma.
Non lo ha ucciso solo perché un medico di passaggio gli ha praticato il massaggio cardiaco.
Il ladro un disperato, un senza dimora, un poveraccio. Conta la nazionalità? No, non conta… conta, o almeno così dovrebbe essere, se si possa finir in coma per aver rubato un cellulare.
Per le conseguenze della giustizia fai da te, fatta, peraltro, non in una strada di periferia, ma davanti alla Stazione Centrale di Milano.
Luogo su cui tanto si è favoleggiato riguardo a risolutivi presidi di polizia, esercito, servizi segreti, telecamere, satelliti e chi più ne ha, più ne metta.
Invece capita che un ragazzino rubi un cellulare e venga inseguito, pestato a morte e Milano attonita - speriamo non indifferente - resti a guardare.




La roba più della vita, insegnamento americano. 🤮