Il sogno di Berlusconi: il bunga bunga dei giudici.
La separazione delle carriere dei magistrati ovvero la giustizia controllata dal Palazzo.
Il sogno di Silvio Berlusconi è realtà: no, non quello del Bunga Bunga e delle Olgettine discinte… no, quell’altro, quello della separazione delle carriere dei magistrati, che forse, però, a ben pensarci non è un troiaio - per usare un toscanismo - tanto diverso.
Se ci pensate il mestiere più vecchio del mondo è quello che prevede di compiacere i desideri - anche più turpi - di un cliente per pecuniario mercimonio.
La separazione delle carriere dei magistrati, divisi tra inquirenti e giudicanti, ha un po’ quella funzione lì: prostituire la giustizia al cliente più facoltoso e, in particolare, al potente, al politico di turno.
Meretricio senza scambi di denari, ma di più semplice ossequioso vassallaggio. Insomma: la giustizia ridotta non a prostituta di corte, ma a favorita del Re.
Un po’ come un’Olgettina qualsiasi, una Ruby Rubacuori alle “cene galanti di Arcore”.
Senza scadere in tecnicismi, la separazione delle carriere comporta un surreale sistema di estrazione, di lotteria per la nomina dei membri degli organi di autogoverno dei giudici.
I membri togati, cioè i magistrati, saranno nominati da una singolare lotteria, insomma dal caso. I membri laici (cioè politici) saranno invece nominati dai politici.
Si è avverato il sogno di Silvio Berlusconi, del pregiudicato Silvio Berlusconi, colui che, alla sbarra per il processo SME, ebbe a dire:
«Sì è vero, la legge è uguale per tutti, ma per me è più uguale che per gli altri, perché mi ha votato la maggioranza degli italiani».
Allora era una frase arrogante, ora è, semplicemente e drammaticamente, la verità.




