Il "genocidio" di David Grossman
L'intervista a Grossman va letta tutta: è un'intervista politica e non un trattato di semantica
Io credo che sia non doveroso, bensì necessario, leggersi tutta l’intervista realizzata dall’ottima Zita Dazzi all’intellettuale israeliano David Grossman: quella rilasciata a La Repubblica, che il primo agosto così la titolava:
“Grossman: «È genocidio mi si spezza il cuore ma adesso devo dirlo»”.
Perché bisogna leggersela tutta? Perché dentro c’è molto di più della riflessione sull’uso della parola “genocidio”, c’è scritto perché il “genocidio” si sta accettando.
Grossman lo spiega così: «Perché non vedere è più facile. E arrendersi alla paura e all’odio è semplicissimo».
Che è frase che nasce riferita a chi in Israele non sta vedendo l’immane strage, ma che banalmente anche noi potremmo adottare per dire chi da noi, per esempio, non sta vedendo l’immane strage dei migranti: una strage razzista, sia ben chiaro, di cui noi siamo gli unici responsabili.
Ma questa frase di Grossman è importante anche perché è la chiave di volta per interpretare la sua riflessione sull’uso della parola “genocidio”.
Cioè parola che deve diventare rivelatrice di quel che sta accadendo a Gaza, ma che non deve e non può diventare vessillo contro gli ebrei o, come ancora dice Grossman: «non dobbiamo permettere che chi ha sentimenti antisemiti usi e manipoli la parola “genocidio”».
E qui dobbiamo fare uno sforzo di onestà intellettuale: in tanti stanno sventolando l’intervista a Grossman in senso rivendicativo, come se in Israele la parola “genocidio” non l’avessero già in tanti pronunciata, e non come strumento di riflessione, di maturazione politica.
Per esempio c’è un passaggio, quello nel quale loda Macron per il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte della Francia. Ecco, noi, l’Italia questa cosa del riconoscere lo Stato di Palestina non la stiamo facendo perché disturba il criminale contro l’umanità Benjamin Netanyahu.
Cioè Giorgia Meloni non lo sta facendo per non disturbare il suo altrettanto destro amico Benjamin Benito Netanyahu.
«Non vedere è più facile», come dice Grossman: non vedere a casa propria, ma a casa degli altri, è più facile ancora.