➡️ Gaza: l’ultima cena.
Non c’è molto da dormire, la Luna ci osserva da dietro gli alberi…
…delle barche ed è bella.
«Ultima cena», con un’ironia un po’ preoccupata, la chiamano gli amici fino a una settimana fa emeriti sconosciuti e, dopo una settimana, divenuti amici da sempre.
Angeli custodi che, senza neppure il nostro domandare, hanno provveduto ad ogni nostra esigenza: dal motore da rivedere ancora una volta, ai consigli per quella tratta lì, alle raccomandazioni di come trattare la vecchia signora che ci deve portare a Gaza.
Poi ci sono le storie e le genti del mare ne hanno una per ogni onda: tanto che sembra che ogni onda contenga un mare intero.
Storie di mare, che poi sono storie di persone di quel mare o dei posti che in quel loro mare si affacciano.
C’è talvolta come uno scusarsi, un giustificarsi del loro a terra restare, del loro non venire con noi… anche se si vede che in realtà ci saranno con la testa, con il cuore.
«Allora quando tornate dovete venire a raccontarci», è la frase che, detta in mille modi diversi, si alterna al «ma lì cosa accadrà? Vi faranno passare?».
La Luna bussa, le chiacchiere si fermano. Ci sono strette di mano, così vigorose da sembrare abbracci. Di quelli che ci si dà quando si parte, quelli che durano un po’ più del solito, quelli che dicono tutto con un silenzio.
«Allora ci vediamo a Gaza», sorrido. Sorridiamo tutti. Chi salpa e chi no, ma in fondo tutti stiamo per salpare.
Alle quattro la barca si sveglia. La Luna è andata a dormire: è tempo di sciogliere gli ormeggi. Direzione Gaza.
Ps: condividere quel che scrivo è il primo facile modo per venire con noi a Gaza…