Gaza e il nostro ombelico
Guardiamo a Gaza e smettiamola di essere ombelicali.
Chissenefrega dei leoni da tastiera che ci insultano via social. Lì c’è un popolo intero che muore.
Chissenefrega di chi è più di sinistra o meno di sinistra, più rivoluzionario o meno rivoluzionario. Lì c’è un popolo che muore.
Chissenefrega se siamo troppo puri o troppo poco puri. Lì c’è un popolo che muore.
Ricordiamoci che siamo umani e cerchiamo di esserlo. Siamo nella parte fortunata del mondo e questo, già solo questo, ci riempie di un’enorme responsabilità. Perché comunque sia: noi abbiamo una scelta possibile, altri no.
Noi che stiamo andando fisicamente lì siamo ambasciatori del mondo fortunato, siamo ambasciatori della nostra società stanca di assistere ad una inutile e disumana strage.
E con noi state venendo tutti voi che ci supportate, che ci credete, likate, condividete, partecipate alle nostre raccolte fondi (perché tutto questo è pure autofinanziato)
Ma con noi - badate bene - state venendo anche voi che ci insultate, deridete, minacciate via social delle peggio cose… anche di morte.
Verrà un giorno, anzi per quel che ci scrivono dalla Palestina è già arrivato, nel quale questa piccola grande cosa della #Flotilla sarà la dimostrazione che siamo, noi abitanti del mondo fortunato, migliori di quel che fino ad ora sembrava. Quel che la Storia già stava annotando.
Riflessione piccola da una barca in mezzo al Mediterraneo e a Gaza diretta.