«Gaza Beach» è sempre più realtà
Sembrava una cinica battuta di Donald Trump e invece grazie al suo amico Netanyahu, Gaza Beach è quasi già realtà
Lemme lemme e non tanto lemme, alla fin fine sta succedendo quel che Donald Trump aveva con una battuta riassunto nella cinica espressione «Gaza Beach».
Una sorta di rigenerazione urbana, con in aggiunta il sangue di almeno di 60 mila persone, che, come le rigenerazioni urbane di casa nostra, finge di essere operazione di restyling urbanistico, quando in realtà è operazioni di espulsione sociale ed etnica.
Si espelle il povero, che, nelle nostre società razziste, è spesso etnicamente connotato, e si offre il “nuovo quartiere” ai ricchi che, nelle nostre società razziste, spesso sono etnicamente connotati.
Questo è quel che sta accadendo a Gaza, quel che Benjamin Netanyahu ha annunciato, sottolineando di aver avuto il via libera degli Stati Uniti, cioè di Donald.
Lo stesso Donald che, val la pena rammentarlo, è nei fatti il protettore politico della nostra Giorgia Meloni, che di questo club dei neri fa a pieno diritto parte.
A noi, spettatori più o meno agitati e indignati, resta poco o nulla da fare: a maggior ragione dal momento che il nostro governo è guidato da complici del criminale - sempre più criminale - contro l’umanità Benjamin Netanyahu.
Tra le poche cose, oltre a rumoreggiare, ci resta l’uso di un’arma che è il nostro essere consumatori: quindi l’arma del boicottaggio economico. Contro Israele, certo, ma ancor di più contro gli Stati Uniti di Donald Trump.
Stati Uniti che, va detto, stiamo arricchendo sia assecondando il ricatto della corsa agli armamenti da Trump imposta, sia assecondando il ricatto dei dazi da Trump imposti: ricatti ai quali la nostra Europa è stata a dir poco prontamente e pronamente cedevole.
Partigiani, ricordava Antonio Gramsci, è non essere indifferenti, ma non esserlo sempre, non a fasi alterne. Siate partigiani, siamolo tutti noi.