Foto rubate di donne e commenti sessisti: la bolla di φῑκή
Il sito phica.eu ha chiuso i battenti: nessuna donna nota si è salvata da quello schifo o meglio da quegli uomini lì.
Sono sicuramente io che mal penso, ma un sito che si chiama “Phica.eu”, dove “ph” si pronuncia “f”, con quale intento mai sarà nato?
Siccome ho sempre il dubbio che magari nell’antichità o in un qualche dialetto una parola tutt’altro significhi, ho fatto una ricerca e nulla: φῑκή (phica appunto) quella cosa lì e solo quella cosa significa.
Se lo scrivo è perché la proprietà di questo portale - che poi è quello dove centinaia di donne hanno trovato le loro foto “rubate” e lì “postate” con annessi commenti indicibili - ha emesso un comunicato stampa che così recita:
«Phica è nata come piattaforma di discussione e di condivisione personale, con uno spazio dedicato a chi desiderava certificarsi e condividere i propri contenuti in un ambiente sicuro. Purtroppo, come accade in ogni social network, ci sono sempre persone che usano in modo scorretto le piattaforme, danneggiandone lo spirito e il senso originario».
Insomma, oltre il danno, la beffa. Neppure il coraggio di dire che sì, il sito è nato e ha verosimilmente lucrato sul postare foto e sui tantissimi commenti, quindi traffico, che quelle foto han generato.
È evidente che c’è un problema di etica imprenditoriale, però ancor di più c’è un problema sociale: perché quel che fa impressione è quanti deficienti hanno scritto le peggio cose a commento di quelle foto rubate.
Nei social si parla spesso di bolle, cioè di ambienti virtuali dove ci si incontra tra simili. Ecco: la bolla nata intorno a phica.eu è un’inquietante bolla, una bolla di persone un po’ del cazzo o cazzo.eu se preferite.