Cecilia De Astis poteva non morire
Arrestata la mamma del bambino che ha investito e ucciso la donna al Gratosoglio. I figli portati in una comunità protetta.
La mamma del bambino che ha investito e ucciso Cecilia De Astis al Gratosoglio è stata arrestata poche ore fa a Milano.
È stata portata a San Vittore per un cumulo di pena di tre anni e dieci mesi per furti commessi tra il 2017 e il 2019.
I due figli, il tredicenne che guidava l’auto e il fratellino dodicenne, le erano già stati sottratti qualche giorno dopo l’omicidio di Cecilia De Astis ed erano stati portati in una comunità protetta.
Si tratta di un provvedimento previsto dall’articolo 403 del codice civile, che così recita: «Quando il minore è abbandonato o si trova esposto, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per la sua incolumità, la pubblica autorità lo colloca in luogo sicuro».
Si tratta di un articolo che è stato modificato con la “Riforma Cartabia”. Prima del 2022, infatti, recitava: «Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone incapaci di provvedere alla sua educazione, l’autorità di pubblica sicurezza lo colloca in luogo sicuro, dandone subito notizia al pubblico ministero e al giudice tutelare».
Ora i conti fateli voi, ma quando la mamma ha commesso i furti che ora l’hanno portata in cella, il figlio, quello tredicenne, aveva sei anni. Lo Stato, oggi solerte ad applicare l’articolo 403 del codice civile, non è intervenuto in nessun modo. E ce ne erano diversi.
La sensazione non è solo che la morte di Cecilia De Astis si potesse evitare, ma che si potesse evitare l’infanzia, che infanzia non è stata, del bambino e del suo fratellino.
Cecilia De Astis è certo stata uccisa da un drammatico e tragico incidente, ma prima ancora dall’assenza dello Stato che non ha voluto vedere quel che adesso, a sangue versato, vede fin troppo bene.