A Gaza di muore di fame: ecco le prove
La fame utilizzata come arma di distruzione di massa contro gli abitanti di Gaza: ora ne abbiamo la certezza.
Non che avessimo dubbi in proposito, non che avessimo creduto alla propaganda israeliana e a quella dei suoi complici, ma oggi sappiamo con assoluta certezza che a Gaza si muore di fame. Che affamare Gaza è l’arma di distruzione di massa che Benjamin Netanyahu ha adottato contro donne, uomini e bambini.
Lo sappiamo perché non siamo riusciti a salvare la vita di Marah Abu Zuhri, che è morta qualche ora fa all'ospedale Cisanello di Pisa. Aveva vent’anni e si è spenta dopo poche ore che era sbarcata, grazie a un ponte sanitario, in Italia.
Il comunicato del nosocomio non è fraintendibile e dice così: «La ragazza, di vent’anni, era arrivata in Italia dalla Striscia di Gaza, accompagnata dalla madre, nell’ambito di un’operazione umanitaria, con un quadro clinico molto complesso/compromesso e uno stato di profondo deperimento organico - dovuto a malnutrizione. Nella giornata del 15 agosto, ndr, dopo avere eseguito i primi accertamenti necessari e iniziato una terapia di supporto, si è verificata un'improvvisa crisi respiratoria e successivo arresto cardiaco che, purtroppo, ha portato al decesso della giovane».
Una morte che smentisce tutte le dichiarazioni che assicuravano che a Gaza non si muore di fame. Ne ricordo, a imperitura comune memoria solo alcune, quelle più rilevanti, perché rilevante è chi, mentendo, le ha pronunciate.
Luglio 2025, Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano: «A Gaza non si muore di fame».
Agosto 2025 Steve Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca: «Ci sono difficoltà e carenze, ma a Gaza non si muore di fame».
Eylon Levy, portavoce del governo israeliano, in diversi interventi degli ultimi dodici mesi: «A Gaza non c’è scarsità di cibo».
Quel che sta accadendo a Gaza è un crimine di guerra, è un crimine contro l’umanità. Non lo dico io, ma l'art. 54 del Protocollo Addizionale I alle Convenzioni di Ginevra (1977): “È vietato utilizzare contro i civili la fame come metodo di guerra”.
E così ribadisce lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (1998): “Affamare intenzionalmente civili privandoli di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, compreso impedire deliberatamente soccorsi, costituisce crimine di guerra”.